NO TRIV

Allora… Tutti pronti per la prova del 17 Aprile? (2016)

Mi raccomando, dite a tutti di votare SI’ al referendum per chiudere le trivelle, così anche quel 10/12% di energia elettrica che si produce in Italia grazie a quel po’ di petrolio e gas che abbiamo in casa, dovrà essere acquistata dall’estero.

Forza, accelerate il declino, affossate l’Italia ancora un po’!

Tutti i Paesi al mondo, quando scoprono di avere un po’ di petrolio in casa, fanno i salti di gioia. Beh, quasi tutti, indovinate quale pensa che sia meglio lasciarlo dov’è?

Il bello è che a causa del calo del prezzo del petrolio importato, nell’immediato la bolletta elettrica si abbasserà, spostando più in là nel tempo l’effetto inevitabile della vittoria dei SI’ (l’aumento del prezzo dell’energia, se ancora non si è capito).

Oh, tanto per dare un’idea della situazione: sul Fatto Quotidiano del 18/3/16 a pagina 6* si legge: le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico. Forse per un refuso è saltata la parte finale: all’anno.

Ora, in un anno ci sono 52 settimane, quindi il 10% fa 5,2 settimane. Quindi 7 settimane sono più del 10%. Il Fatto Quotidiano è fra le testate che più di tutte si sta spendendo per il SI’. E’ interessante come la signora Virginia della Sala sminuisca scrivendo quel “solo 7 settimane”, come se il 10% fosse una percentuale trascurabile, di cui fare a meno non comportasse nessuna coneguenza significativa o quasi.

Così mi (e vi) chiedo: provate a dire a uno che intasca 1000 euro al mese che gliene togliete 100 (il 10% appunto), e fatemi sapere se lo ritiene trascurabile, se vi direbbe: ma sì, non mi cambia niente, cosa vuoi che sia.

* purtroppo la lettura completa dell’articolo online è a pagamento, quindi se volete verificare dovete abbonarvi, chiedere a un abbonato o procurarvi una copia del giornale.

Sulle onde elettromagnetiche e altre amenità

Domanda: tenere il cellulare per tanto tempo vicino alla testa fa male?

Risposta: dipende da quanto si è sensibili al calore.

D: e le radiazioni, e le onde elettromagnetiche?

R: appunto.

Questo dialogo può sembrare surreale, ma non lo è. E’ facile immaginare lo stupore di chi crede che le onde elettromagnetiche, tutte, di qualsiasi genere o intensità, possano fare male.

Per fortuna non è così. Per sfortuna, i motivi non sono così intuitivi.

Partiamo dalla fine: se usate a lungo un telefono cellulare, tenendolo vicino alle orecchie, al termine della conversazione le orecchie saranno più calde. Bene, questo è tutto l’effetto che potete ottenere da un cellulare. L’apparecchio consuma energia, una buona parte di questa energia viene sprecata in calore e il calore si trasmette dal cellulare al vostro corpo o comunque agli oggetti che ha intorno (compresa l’aria, se lo usate a distanza con un auricolare senza fili). Questo è quanto. Fine.

Le onde radio che il trasmettitore emette per darvi la possibilità di comunicare, ma anche di fare qualunque operazione che preveda uno scambio di dati, come navigare su Internet con i telefoni più moderni, sono onde elettromagnetiche che in fisica vengono chiamate radiazioni non ionizzanti. Le radiazioni non ionizzanti non fanno male.

Adesso arriva la parte difficile: quello che rende le onde elettromagnetiche pericolose E’ LA FREQUENZA, NON LA POTENZA.

Questa semplice constatazione che è alla base della fisica quantistica ha una serie di implicazioni fra cui una basilare per grillini, ambientalisti e diversamente istruiti: L’ELETTROSMOG NON ESISTE. Vi hanno sempre presi in giro e hanno alimentato e poi approfittato delle vostre paure verso ciò che non conoscete.

Vi piazzano nelle vicinanze di casa cinquanta tralicci enormi, di ferro, brutti e minacciosi, con lo scopo di trasmettere trasmissioni radiofoniche a sfondo religioso. E’ normale che vi facciano un po’ paura. Anche se più che i tralicci e le onde radio dovreste temere il contenuto di quelle trasmissioni…

Il problema è che non è intuitivo pensare che in realtà la potenza di emissione di quelle onde non le rende più pericolose della bassa potenza con cui può trasmettere un cellulare o una coppia di walkie-talkie allegata a un Topolino. Fanno tutti male allo stesso modo, cioè per niente.

D: e allora quand’è che le onde fanno male?

Avete presente la vostra radio? Vi permette (in FM) di sintonizzarvi con emittenti che trasmettono intorno ai cento megahertz (100 MHz). Bene, le radiazioni cominciano ad essere in grado di farvi male quando la loro frequenza supera di DIECI MILIONI di volte quella della vostra stazione radio preferita.

D: sul manuale del mio cellulare c’è scritto che trasmette a 2100 (duemilacento) MHz…

Beh, rispetto alla radio in FM fa solo 21 (ventuno) volte di più, quindi no, non basta.

D: ma io so che le radiazioni sono pericolose…

E’ vero, e qui si ritorna al discorso della potenza. Se vi trovate davanti una sorgente, diciamo una trasmittente, che emette onde elettromagnetiche di una frequenza abbastanza alta, queste possono farvi male ANCHE SE LA POTENZA E’ BASSA.

D: eh, ma allora abbiamo ragione a non volere le centrali nucleari in Italia…

No, per molti motivi che sarebbe lungo spiegare in un solo post, ma su cui torneremo di sicuro. Per ora, posso provare a spaventarti un po’ dicendoti che ricevi molte più radiazioni da un casco di banane mature che a cento metri da una centrale nucleare

Opporsi sempre e comunque

Credo che alla base di un atteggiamento palesemente senza senso debba necessariamente esserci una certa confusione. Non parlo esplicitamente di ignoranza nè di malafede, perché trovo semplicemente che non sia possibile.

A giudicare da qualche parere raccolto anche fra i miei colleghi di lavoro, sembra che ci sia una certa confusione fra i termini rigassificatore e inceneritore. Noto infatti che i due termini sono spesso scambiati, erroneamente.

Eppure bastano le due pagine di Wikipedia a capire la differenza.

Un inceneritore brucia i rifiuti, produce elettricità e scarichi tossici che possono essere più o meno filtrati bene (e per i quali è quanto meno comprensibile la protesta e l’opposizione a farsene costruire uno dietro casa).

Un rigassificatore serve invece a espandere il gas liquefatto per farlo tornare appunto allo stato gassoso, utilizzabile per l’utenza domestica o per produrre elettricità.

Opporsi quindi alla costruzione di un inceneritore ha senso, anche se l’energia che possono ricavare ci serve come il pane e quindi, avendo rinunciato ad avere un piano energetico serio, ora dobbiamo prendere tutto quello che capita.

Ma opporsi alla costruzione di un rigassificatore non ha alcun senso e anzi significa impedire l’arrivo di gas che dobbiamo importare. La coseguenza, se si unisce questa opposizione a quella dell’estrazione di quel poco di gas naturale che abbiamo nel nostro sottosuolo, è devastante.

Non vogliamo estrarre il nostro gas e non lo vogliamo importare. E la luce la sera la vogliamo accendere?

L’esperto di energia

Jacopo Fo, il noto esperto di energia, sostiene che Monti stia “portando avanti iniziative che vanno nella direzione opposta all’efficienza e alla crescita“.

Il piano di estrazione petrolifera viene definito fantasioso e si critica per bocca della Associazione per lo studio del picco del petrolio (ASPO) la riduzione degli incentivi alla produzione di elettricità da fonti rinnovabili.

Sul sito dell’associazione c’è un articolo sull’energia nucleare sorprendentemente oggettivo, anche se ormai datato (ha quattro anni) e obsoleto per quanto riguarda le risorse di combustibile e lo smaltimento delle scorie, argomenti di cui parlerò sicuramente in futuro.

Le fonti rinnovabili per eccellenza sono tre: idrica (o idraulica), solare ed eolica. La prima è abbondantemente sfruttata, anche se pare si possa fare ancora qualcosa con il cosiddetto Piccolo idroelettrico.

L’energia solare è semplicemente inutilizzabile per grandi centrali. Al momento il rendimento in relazione alla superficie che richiede è troppo basso, anche se ci sono alcune tecnologie promettenti. In questo senso è giusto smettere di incentivare lo sfruttamento di questa fonte, sarebbe invece da finanziare pesantemente la ricerca, nella speranza di aumentare l’efficienza dei pannelli fino a livelli concorrenziali con le altre fonti. Inoltre i pannelli fotovoltaici hanno un impatto ambientale enorme: il sole sarà anche pulito, ma i detergenti che servono per tenere i pannelli puliti inquinano, è proprio il caso di dirlo, da morire. Senza contare che il cadmio che contengono è tossico come l’amianto, altro che energia pulita.

Resta la fonte eolica, che però è paurosamente discontinua, richiede anch’essa grandi superfici e modifica sensibilmente l’aspetto dell’ambiente, col risultato che tutti ne invocano l’utilizzo, ma poi le pale non le vuole vedere nessuno.

Una piccola nota linguistica: il signor Fo sembra ignorare la regoletta che in italiano le parole straniere diventano invarianti e quindi il plurale di lobby resta lobby e non è lobbies. Ma questo tizio non è figlio di un premio Nobel?

Il senso della parola decrescita

Per avere la speranza di evitare il triste futuro che ci aspetta, un modo ci sarebbe.

Dovremmo iniziare immediatamente, entro la fine dell’anno (il 2012), la costruzione di quattro centrali da quattro reattori l’una. Quanto meno di generazione III+.

I primi tre o quattro reattori dovrebbero entrare in esercizio entro la fine del 2016. Altri tre o quattro per la fine del 2019. Ancora altri tre o quattro per la fine del 2022 e tutti e sedici entro il 2025.

Solo così i ragazzi che oggi hanno intorno ai dieci anni non dovranno emigrare e avranno abbastanza energia per restare e rilanciare la ricerca qui da noi, che è l’unica cosa che garantisce un futuro a una popolazione.

Naturalmente questo non avverrà. Cosa ne sarà allora di questi ragazzi? Senza energia dovrebbero emigrare. Ho scritto “dovrebbero“, NON “dovranno“. Perché? Perché non potranno. Senza energia nel 2025 l’Italia sarà un Paese rurale, saremo tornati a fare gli agricoltori e forse a esportare un po’ di prodotti tessili, come all’inizio del ‘900. Lavoreremo da quindici a venti ore al giorno, stipati in capannoni come sardine e i diritti dei lavoratori saranno un ricordo.

Senza energia nel 2025 saremo come i tanto vituperati cinesi di oggi, o meglio, di ieri, perché la Cina sta cambiando rapidamente e ogni anno, grazie alla disponibilità di maggiore energia, milioni di contadini si stanno spostando nelle città.

Molti economisti oggi parlano di “decrescita“, e noi saremo l’unico Paese al mondo che la realizzerà davvero, mentre gli altri vedranno migliorare le loro condizioni di vita, noi presto dovremo cominciare a fare grandi rinunce.

L’automobile non sarà la prima, ci sveneremo prima di rinunciarvi, ma la bolletta elettrica sarà così salata che fra non molto saremo costretti a decidere cosa lasciare spento.

I veri costi dell’energia fossile

In molte occasioni ho letto e sentito dire agli oppositori del nucleare che i veri costi dell’elettricità ottenuta da questa fonte non sono quelli dichiarati, ma sono più alti perché verrebbero deliberatamente trascurate determinate voci come il decommissionamento della centrale.

A parte il fatto che è falso, mi chiedo se nel costo della benzina ai distributori siano compresi i risarcimenti alle famiglie delle vittime dei numerosissimi incidenti legati agli impianti di trattamento del petrolio.

Giusto ieri (il 25 Agosto 2012) sono morte altre 39 persone per un’esplosione in una raffineria di petrolio in Venezuela.

Detto questo, vorrei ora spostare l’attenzione sul discorso del prezzo della benzina. E’ notizia di questi giorni che abbia superato i due euro al litro, almeno presso alcuni distributori e non in tutte le regioni, ma è ragionevole supporre che presto il tetto verrà sfondato ovunque.

Io sono contento che la benzina costi così tanto. Per come la vedo io è il migliore incentivo verso la ricerca di un’alternativa al petrolio come fonte di alimentazione per il trasporto. Finché si paga solo qualche euro in più all’anno per il bollino blu è un conto: lo si ammortizza fra le spese e pace, ma l’aumento costante del prezzo, il dover cominciare a dire: “Mah, sai che oggi magari la macchina non la prendo“, specie per noi italiani, è un vero e proprio dramma.

Naturalmente, essendo il Paese al mondo che investe meno in ricerca e sviluppo, anche se l’inventore dell’alternativa che verrà dovesse essere italiano, la paternità dell’invenzione e il relativo brevetto saranno a vantaggio di qualche società e Paese straniero e per noi quindi il risparmio sarà meno forte perché dovremo pagare una quota, anche se magari piccola, per un brevetto altrui.

E l’idrogeno? Sembrava molto promettente, c’era Beppe Grillo che nei suoi spettacoli mostrava con orgoglio la sua auto ibrida. Purtroppo ci si è accorti che estrarre/produrre idrogeno costa caro.

A meno che… beh, ci sarebbe un modo per ottenere tanto idrogeno a costi bassissimi. Come? Guarda un po’, con le centrali elettronucleari ad alta temperatura. Se si cominciasse sul serio a spostare l’alimentazione dei trasporti verso una economia dell’idrogeno, indovinate quale nazione non lo produrrà localmente, ma dovrà importarlo esattamente come oggi importa gas, carbone e petrolio?

Le radici del declino

La notizia della chiusura dell’Istituto di Studi Filosofici di Napoli mi dà lo spunto per una riflessione amara.

Sono assolutamente convinto che la cultura, anche quella per definizione inconcludente come la filosofia, vada preservata e conservata.

Premesso questo, la conservazione degli originali di Benedetto Croce mi fa un po’ ribollire il sangue. Si può infatti far risalire a lui l’inizio dell’atteggiamento antiscientifico che ha pesantemente influenzato la politica prima, ai suoi tempi, e si è espanso oggi a tutta la nostra società.

Le sue (di B.Croce) parole: “Le scienze hanno ceduto alla filosofia il privilegio della verità. I loro concetti non hanno niente a che vedere con la meditazione del vero” [lo disse qui].

Anche all’estero ci sono stati filosofi che hanno attaccato la scienza, ma lì sono stati bilanciati da una tradizione scientifica consolidata e dall’assenza, o dalla presenza meno ingombrante della chiesa.

Il risultato è che per la gerontocrazia che ci governa il massimo della tecnologia sono i telefoni cellulari e la televisione digitale, evoluzioni di invenzioni che hanno abbondantemente superato il mezzo secolo una e il secolo l’altra, in pratica innovazioni di quando loro erano bambini e che li hanno fortemente impressionati.

Per il resto, oggi noi italiani siamo attirati da tutto ciò che luccica e fa casino e identifichiamo in questi oggetti la tecnologia. Parallelamente diffidiamo di tutto ciò che è davvero innovativo. Abbiamo l’atteggiamento del “mandiamo avanti gli altri” e infatti ormai siamo al fondo di tutte le classifiche legate all’argomento scienza.

Tanto per dire come siamo diventati: l’inventore dei reattori nucleari, Enrico Fermi, era italiano. E qual è l’unico Paese al mondo che ha decommissionato tutte le sue centrali nucleari?

Per saperne di più sull’antiscienza imperante oggi in Italia, consiglio la lettura di questo libro: “I nemici della scienza” di Silvano Fuso.

Farfalle mutate e vittime del nucleare

Leggevo questa notizia su delle mutazioni genetiche avvenute nelle farfalle di Fukushima. Naturalmente non c’è bisogno di dire (vero?) che è impensabile fare un confronto uno a uno con eventuali effetti sugli altri animali e sull’uomo.

Ma la parte del testo che mi dà spunto di riflessione è la frase conclusiva: “le radiazioni liberate dall’esplosione potrebbero provocare tra 15 e 1.300 morti e tra 24 e 2.500 casi di cancro“.

La fonte da cui l’autore trae questi numeri sembra essere questo articolo della rivista “Energy & Environmental Science”.

Se fossimo pessimisti e prendessimo per buona la stima peggiore, 1.300 morti, e se fossimo tanto pessimisti da considerare maligni tutti e 2.500 casi di cancro, avremmo 3.800 morti a seguito dell’incidente giapponese.

L’incidente di Chernobyl ha causato 65 decessi accertati e la stima dei casi totali è di 4.000.

Il disastro del Vajont, diga per centrale idroelettrica (energia rinnovabile e pulita) ha causato 1.918 morti (la pagina di Wikipedia dice “stimati”). Il disastro della diga di Banqiao (sempre per energia da fonte idroelettrica, rinnovabile e pulita) ha causato 26.000 (ventiseimila) morti (sempre stimati, ma con interi villaggi da contare come si fa a essere precisi? E poi i cinesi consideravano questo numero un segreto di stato, declassificato solo nel 2005).

E per le fonti fossili ci sono stati morti? Sì, ne elenco uno per tipo. 12.000 (dodicimila) a Londra in quattro giorni per il carbone. Da 500 a 600 in Messico per il gas. 299 (ufficiali, stimati circa 500) in Egitto per l’incendio di un oleodotto.

Qual è la conclusione? Che ogni tecnologia, ogni fonte di energia, ogni attività umana porta con sé una componente di rischio. Al contrario di quanto raccontano Grillo, Di Pietro, Travaglio e i cosiddetti ambientalisti, fra tutte le fonti di energia quella nucleare è quella che ha fatto meno vittime e di conseguenza è oggettivamente la più sicura.

Io capisco che si possa avere paura delle radiazioni perché non si presentano in una forma facilmente identificabile, non si presentano come un liquido denso e oleoso e non puzzano, ma l’arma contro la paura è la conoscenza.

Avremo modo di parlarne ancora…

Sognando la California

Ieri ho letto questo post sul blog di Beppe Grillo, un comico che io come comico ho sempre apprezzato.

Fa riferimento ad una signora che sembra scrivere una lettera aperta al ministro Passera. Nell’articolo collegato si legge che “Corrado Passera ha individuato nell’energia l’interruttore per far ripartire la crescita“. Alleluja, almeno uno che l’ha capito c’è, che è l’energia l’unico vero motore della vita e che solo l’abbondanza di energia dà benessere.

La lettera della signora esprime con toni estremamente polemici tutta l’ignoranza che permea le faccende eneregetiche italiane e che Grillo e Casaleggio cavalcano sapientemente.

Oggi con le risorse interne copriamo il 10% del fabbisogno di combustibili fossili che usiamo per produrre elettricità. Potremmo arrivare al 20%, riducendo almeno un po’ il fatto di pagare la bolletta elettrica più cara del mondo.

La signora, e con lei Grillo, Casaleggio ed evidentemente i grillini, si oppongono. Meglio restare così.

O no? Ma no, in realtà tutta la combriccola offre come via d’uscita l’esempio della California, dove la signora ci informa che il 20% della sua produzione è realizzato con fonti di energia rinnovabili.

Immagino che si riferisca ai loro immensi parchi eolici fra cui il più piccolo è il parco eolico di Alamont Pass, dimenticando solo qualche piccolo particolare. Innanzitutto che negli Stati Uniti c’è una certa quantità di zone desertiche, con una densità di popolazione bassissima e che in Italia piantare quasi 5000 (cinquemila !) pale eoliche (parlo sempre del parco piccolo) sarebbe un tantino complicato. Senza contare che anche avendo il posto in cui metterle sorgerebbero immediatamente dei comitati che si opporrebbero in nome del paesaggio, dei poveri uccelli migratori che dovrebbero fare lo slalom fra le pale e di qualche altro “ottimo motivo” che a me magari non verrebbe mai in mente. I nomi potrebbero andare da un “NO EOLICO A CASA MIA” o “EOLICO SI’ MA A CASA TUA” a un allusivo “FUORI DALLE PALE”, così, giusto per dare un’idea…

E gli ambientalisti non avrebbero nulla da dire? Quanto cemento ci vuole per costruire migliaia di pale eoliche? Per avere poi un’efficienza compresa fra il 40% e il 50%?

Dimenticavo: per vendere l’elettricità prodotta a un prezzo concorrenziale la società che ha costruito il piccolo parco eolico di cui sopra, la FloWind, è finita in bancarotta.

Quindi sì, signore e signori, quell’energia ci serve e raddoppiare l’estrazione di fonti nostrane aiuterebbe.

Va bene, cominciamo…

Non sono sicuro della frequenza con cui potrò scrivere, ma cercherò di essere costante.

Il tema principale, ma non sarà l’unico, è quello dell’energia. Ne abbiamo poca e ce ne serve tanta, tantissima…